Attenzione: questo non è il sito ufficiale, è una copia realizzata per ovviare ai problemi di accessibilità dell'originale. Questa pagina riproduce il contenuto del PDF intitolato "Indagine demografica e socio economica".

Parma 2050 - Piano Urbanistico Generale

Il Piano Urbanistico Generale e una visione strategica per Parma 2050 come una città-gerritorio intensa e multicentrica


Indice

    • L'offerta e la domanda d'istruzione
    • Gli asili nido e la scuola dell'infanzia
    • La scuola primaria
    • La scuola secondaria inferiore
    • La scuola secondaria superiore
    • L'Università

  1. Le condizioni abitative
    • L'economia di Parma per settore
    • Le imprese
    • L'agricoltura
    • Il terziario
    • Il turismo
    • L'industria
    • I dati occupazionali
    • Il reddito
    • Alcuni indicatori di benessere e di qualità della vita
    • Gli indicatori BES
    • Il Laboratorio Sole 24 ore

  2. I punti di forza e i punti di debolezza

Nota del reddatore: il documento originale è di 485 pagine. A pagina 71 inizia una lunga antologia di materiale pre-esistente, che ora lascio indietro.

Premessa

Le pagine che seguono sono il risultato di un’analisi condotta durante la formazione del quadro conoscitivo del PUG attraverso la ricerca e aggiornamenti del PSC (Piano Strutturale Comunale). Alla luce di quanto previsto dal comma 1, art. 22 della legge 24, 2017 della Regione Emilia Romagna, il Quadro Conoscitivo del PUG (Parma 2050) provvede ad aggiornare puntualmente il Quadro Conoscitivo del PSC 2030 (approvazione 22.07.2019) per quelle parti dove sono resi necessari approfondimenti analitici (Sistema socio-economico, demografico e stato della pianificazione vigente). L’aggiornamento generale del QC proposto dal PUG persegue una modalità integrata di rappresentazione e visualizzazione dei temi per una migliore valutazione dello stato del territorio e dei processi in atto.

Le caratteristiche demografiche

1.1 La dinamica del contesto territoriale del Comune di Parma

Il presente documento ha l’obiettivo di illustrare le principali dinamiche demografiche della città di Parma basandosi su diverse fonti, in particolare sui dati prodotti dall’ufficio statistica del Comune di Parma, della Provincia di Parma, della Regione Emilia Romagna, dell’Università di Parma, dell’Istat, dell’UPI, della Camera di Commercio. Per un maggiore approfondimento i documenti verranno allegati alla fine della presente relazione.

In merito alle tendenze demografiche a livello nazionale, secondo il terzo censimento permanente, la popolazione italiana contava 59.236.213 residenti, ovvero un calo dello 0,7% . Complice di questo quadro generale di recessione demografica già in atto, è stata sicuramente la pandemia dovuta al Covid - 19, che ha portato un incremento della mortalità, ma anche un rallentamento dei flussi migratori. Soprattutto il sud ha subito questa dinamica. L’Istat registra nel 2020, 5.171.894 stranieri censiti pari ad una incidenza dell’ 8,7 stranieri ogni 100 censiti.

Nell’anno orribile della pandemia, ovvero il 2020, in Italia si sono persi, infatti 405.275 residenti. Nel 2020 si sono registrati in Italia cifre record dal minimo di nascite pari a 405 mila e dal grande numero di decessi pari a 740 mila. Il deficit di “sostituzione naturale” tra nati e morti raggiunge – 355 mila unità, valore inferiore solo al record del 1918 (- 648 mila) dovuto all’epidemia di spagnola. Il deficit di nascite è dovuto totalmente alla popolazione italiana – 386 mila, la popolazione straniera continua, invece ad avere un saldo positivo pari a + 50.584 unità. Il progressivo invecchiamento della popolazione e la maggiore speranza di vita ha portato ad una prevalenza di donne, che si conferma anche nel 2020. Le donne rappresentano, nel 2020 il 51,3% della popolazione pari a 95 uomini ogni 100 donne. La struttura per età si conferma anche nel 2020 fortemente squilibrata a favore della fascia anziana della popolazione. L’indice di vecchiaia, ovvero, il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più con quella di meno 15 anni è notevolmente aumentato nel tempo passando dal 46,1 del 1974 al 148,7 nel 2011 fino al 2019 arrivato a 179,9 e ulteriormente aumentato nel 2020 a 182,6. La variabilità territoriale è comunque notevole sia per età media che per indice di vecchiaia.

La provincia di Parma ha una superficie in kmq di 3.449,32 kmq che la fa essere la prima per superficie in Emilia Romagna dopo Bologna, Parma, come comune ha una superficie di 260,77 kmq. La densità abitativa a livello provinciale è pari a 131,9 abitanti per kmq, mentre nel comune di Parma la densità è di 769,2 abitanti per kmq. Rispetto agli altri comuni capoluogo in regione, presenta una densità abitativa mediamente inferiore (Piacenza di 881,9 ab/kmq e Modena di 1.031,9 ab/kmq). Nell’ambito regionale, la provincia di Parma è caratte¬rizzata altimetricamente dalla più alta percentuale di territorio definito di montagna (43,5%) e della minore percentuale di territorio definito di pianura (25%).

Se passiamo dal generale al particolare la stessa rilevazione Istat 2018/2021 evidenzia come solo sei città italiane non perdono abitanti, ma ne guadagnano, tra queste vi è Parma.

Nota del redattore: questa mappa era inserita come immagine raster nel PDF. Inserisco qui la stessa immagine, trascrivendo i valori numerici per accessibilità, ma l'intenzione è di rendere accessibili questi dati come layer vettoriale in una mappa dinamica.

densità demografica per quartiere nel comune di Parma, in toni di verde
Densità demografica per quartiere nel Comune di Parma.
Classi di densità (Abitanti/km2) Quartieri
<270.15 Golese, Cortile San Martino, Vigatto
>=270.15 e <692.68 San Pancrazio, San Lazzaro
>=692.68 e <1130.05 Cittadella
>=1130.05 e <4521.17 Molinetto, San Leonardo, Lubiana
>=4521 Parma Centro, Oltretorrente, Pablo, Montanara

Il presidente Istat, in una recente intervista sul Corriere della Sera, rappresenta della nazione un quadro drammatico: “Siamo un popolo potenziale di 32 milioni di abitanti. A fermarci alla fine del secolo è proprio così. Ad andare ulteriormente avanti chissà....Milano, Verona, Bologna, Parma, Modena e Prato a stare all’oggi non hanno di che preoccuparsi.”

In un quadro demografico preoccupante, Parma ha un andamento anomalo per quanto riguarda la popolazione residente, la componente numerica della popolazione evidenzia nell’ultimo decennio una continua crescita partendo dai 184.467 del 2010 ai 198.236 del 2020, con un aumento nel decennio di 13.769 abitanti.

Per fornire una prima indicazione di evoluzione spaziale della popolazione di Parma, se facciamo un salto nella storia, vediamo che, dall’Unità d’Italia lo sviluppo di Parma è stato continuo anche se con alcuni periodi in controtendenza, nel 1861 aveva 68.284 residenti, si registra un salto significativo con il censimento del 1951 (122.978 ab.) a seguito dell’accorpamento dei comuni foranei, passati nel 1971 a 175.228 e diminuiti a 163.457 nel 2001. Negli ultimi vent’anni si assiste ad una crescita costante che prosegue anche in questi ultimi anni. Come evidenzia l’ufficio statistica della Regione Emilia Romagna il dato relativo al 1971 per quanto riguarda i maggiori poli urbani è importante perché è intorno a quella data che inizia o si rafforza un processo di depolarizzazione assoluta o relativa, che ha interessato Bologna, Parma, Piacenza e Ferrara, ma che nel caso di Parma si è poi invertita all’inizio del millennio.

Analizzando la composizione di questa crescita vediamo che anche a Parma si conferma il quadro generale che caratterizza l’Italia: tassi di fecondità tra i più bassi a livello europeo associati a livelli di sopravvivenza tra i più elevati in ambito europeo. La crescita è quindi sostenuta dall’arrivo di cittadini provenienti da altre regioni italiane e dall’estero. L’aumento della popolazione è imputabile unicamente al saldo migratorio positivo che compensa il saldo naturale sempre negativo.

Esaminando i tassi di natalità, ovvero il rapporto tra numero di nati e popolazione, dell’ultimo decennio questi sono in continua diminuzione; nel 2010 il tasso era pari al 9,6 (* 1000) continuando a decrescere fino ad arrivare nel 2020 al 7,57.

Mentre il tasso di mortalità, rapporto tra decessi e popolazione, passa dal 10,4 (*1000) del 2010 al 13,3 del 2020, dato anomalo dovuto al forte impatto su Parma della pandemia da Covid. Il 2019, non interessato da eventi straordinari, si attestava a circa il 10,18 non molto dissimile a quello degli anni precedenti. L’analisi dei dati mensili di mortalità effettuata dalla Provincia di Parma mostra in particolare un picco nel mese di marzo 2020 rispetto allo stesso periodo dei cinque anni precedenti.

In questo quadro generale sui dati della città si può entrare più in dettaglio analizzando la composizione della popolazione a livello di quartiere, attraverso gli studi periodici dell’ufficio statistica del Comune di Parma. Limitandoci ad una analisi sui dati del bilancio demografico del 2020, si evidenzia una distribuzione non uniforme sull’intero territorio comunale.

I quartieri centrali (Parma Centro, Pablo e Oltretorrente) risultano quelli più densamente popolati, in opposizione a quelli più esterni ed estesi come Cortile San Martino, Vigatto, Golese. Questi ultimi tre quartieri occupano il 53,5% della superficie comunale, ma hanno solo il 14% dei residenti. In termini numerici il quartiere che ospita la % più alta di residenti è il Lubiana con il 13,5% segue il Cittadella con il 12,5%, il Parma centro con il 10,4% e San Leonardo con il 10,3%

Passando ad esaminare i dati sulla densità, come riportato dalla mappa precedente, troviamo Parma Centro che risulta essere il più densamente popolato di abitanti per Kmq, con una concentrazione pari a 8.376,11, a seguire Pablo (7.798,98 ab./kmq), Oltretorrente (7.470,80 ab./kmq), Montanara (5.456,52 ab./kmq) e il San Leonardo (4.583,11 ab./kmq).

L’aumento dei residenti nel comune nell’ultimo biennio si è diviso in modo differente nei vari quartieri. Vediamo una crescita nel quartiere Molinetto +2,74% , Vigatto +2,57% e San Pancrazio superiore al 1%, mentre per il terzo anno consecutivo vediamo una diminuzione nei quartieri San Lazzaro –1,55 % e Cortile San Martino –1%.

Le famiglie

Ulteriore elemento di studio per la comprensione della struttura demografica della popolazione, particolarmente significativo ai fini della definizione del fabbisogno abitativo e di servizi, è l’analisi demografica delle famiglie: evolversi nel tempo del loro numero e dei loro componenti.

Già nel decennio ‘91 – ‘01 cresce il numero di famiglie in Emilia Romagna, a Parma la percentuale di famiglie unipersonali passa dal 25% del ‘91 al 32% del 2001. Sono famiglie con sempre meno componenti che nel 2001 si attesta intorno ai 2,4 componenti, dato inferiore rispetto alla media nazionale pari ai 2,6. Questa tendenza porta Parma ad avere nel 2004 un numero di componenti medi pari a 2,1.

Questa progressiva riduzione si è ormai da anni consolidata al di sotto dei 3 componenti. Al 2020 infatti la media comunale è di 2,09 componenti, 2,3 componenti per le famiglie straniere. Sempre nel 2020 il 41,8 % (38.920) delle famiglie è unipersonale, il 27,3% (25.388) ha 2 componenti , 16% ha 3 componenti (14.940).

Nota del redattore: rimpiazzo uno screenshot della percentuale di popolazione straniera, preso dal servizio statistico regionale, con un embed dinamico. Nell'originale il dato era aggiornato al 2020-01-01, l'embed si aggiorna, e permette di consultare i dati dei singoli comuni. Non è inoltre chiaro perché il dato sulla popolazione straniera sia inserito in un paragrafo che parla di famiglia.

I cambiamenti sociali hanno portato a queste nuove tipologie familiari, dove sono ricomprese anche le numerose famiglie monogenitoriali, spesso esito di uno scioglimento della famiglia in seguito a divorzio e che attesta la crisi dei modelli più tradizionali di convivenza a cui frequentemente si associano situazioni economiche e sociali precarie, e si afferma il modello del figlio unico.

L’analisi dell’ampiezza delle famiglie rivela la quasi totale scomparsa delle famiglie numerose, tanto che, il Censimento 2011, ha eliminato il riferimento alle famiglie di più di sei componenti.

L’istat evidenzia come questo fenomeno sia caratterizzante anche il quadro nazionale, con famiglie sempre più piccole e dove ormai le famiglie unipersonali rappresentano un terzo del totale. Ma il vero dato negativo è il calo demografico che combinato con l’invecchiamento della popolazione porta ad un aumento del numero dei single. Un grande contributo al fenomeno va riconosciuto anche alla tendenza di restare sempre più a lungo single e a vivere da soli prima di creare un nuovo nucleo famigliare e questo è dovuto molto spesso a motivi economici legati allo studio e al lavoro.

Il progressivo invecchiamento della popolazione influisce sugli indici che descrivono la presenza di anziani in famiglia. In Emilia-Romagna oltre il 38% delle famiglie include anziani, dato in linea con la media nazionale, e il 26% è composto esclusivamente da anziani, percentuale di poco superiore al 25,3% dell’Italia. Analizzando l’età dei membri anziani, si osserva che il 19,7% delle famiglie emiliano-romagnole comprende un anziano di età inferiore ai 75 anni, il 15,6% un anziano tra i 75 e gli 84 anni e poco più del 7% ha un componente di oltre 85 anni.

I migranti

Partendo dall’analisi del nuovo rapporto dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, realizzato lo scorso maggio 2021, dall’istituto di ricerca “Carlo Cattaneo” di Bologna con la collaborazione dell’associazione dei Comuni Italiani (Anci), l’Emilia Romagna si conferma la prima Regione in Italia per incidenza di cittadini stranieri residenti, seguita dalla Lombardia.

Al 1° gennaio 2020, i cittadini stranieri residenti nella provincia di Parma sono 66.832, pari al 14,7% della popolazione complessiva. E’ il secondo valore percentuale più elevato fra quelli delle nove province emiliano-romagnole, preceduto esclusivamente da quello di Piacenza (15,1%) e piuttosto distanziato dal terzo posto, occupato dalla provincia di Modena, attestata al 13,5%.

Il nostro territorio, resta abbastanza attrattivo per gli stranieri, anche grazie al buon andamento dell’economia e le migrazioni internazionali hanno rappresentato l’unico vero fattore di crescita demografica.

La mappa, sotto riportata, presenta l’incidenza percentuale a livello comunale, al 1° gennaio 2019, dei residenti stranieri sul totale della popolazione residente. Consente di cogliere facilmente un’area compresa fra la parte settentrionale delle province centro-occidentali di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, a cui si deve aggiungere anche l’area collinare di Forlì-Cesena, con alcuni comuni, con valori decisamente elevati. Gli stranieri si concentrano in particolar modo nel Comune di Parma che è al quarto posto con una percentuale del 17,3 % e nei comuni di Langhirano e Calestano dove il valore percentuale è superiore al 20% degli abitanti e che costituiscono il secondo e terzo tasso di incidenza più elevati di tutta l’Emilia-Romagna. Gli stranieri residenti nella provincia sono dunque quasi quadruplicati in diciassette anni, con un incremento del 297%. La crescita della popolazione della provincia in questi ultimi diciassette anni è interamente imputabile alla componente straniera.

Esaminando l’evoluzione avvenuta negli ultimi due decenni, la prima cosa che emerge osservando la serie storica degli stranieri residenti nella provincia di Parma, è che già nel 2003 da 19.358 cittadini residenti si è passati nell’anno successivo a 23.499 arrivando in un anno ad essere il 5,4% dell’intera popolazione provinciale. Per rendere l’idea della complessità del fenomeno, nel 1995 gli stranieri erano solamente 5.944, nel giro di nove anni questo dato si è moltiplicato di quasi quattro volte. Il distretto di Parma (Colorno, Mezzani, Parma, Sorbolo, Torrile) era quello con la maggior concentrazione di stranieri: 6,4 % sul totale della popolazione.

Il segno positivo che si registra per la componente straniera della popolazione (per la provincia di Parma nel 2019 +867, dato pressoché in linea con quello dei due anni precedenti) può compensare solo parzialmente quello negativo degli italiani e conseguentemente anche il saldo naturale dell’intera popolazione residente nella provincia che mostra un segno negativo (–1.635).

Per valutare correttamente le dinamiche in atto occorre considerare il contributo delle acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di stranieri “ nel 2019 sono state 936, corrispondenti dunque a quasi un quinto delle cancellazioni di cittadini stranieri registrate nelle anagrafi comunali parmensi dello stesso anno.

Nella provincia di Parma, in linea con quanto si rileva per la regione Emilia-Romagna nel suo insieme, anche nel 2019 è proseguito il decremento del numero di acquisizioni di cittadinanza, avviatosi nel 2017 dopo il picco raggiunto nel 2016 (a livello provinciale, 2.416 acquisizioni di cittadinanza italiana).” “Se fino al 2011 non si erano mai registrate in provincia di Parma più di 800 naturalizzazioni nel corso di un anno, nel 2012 si oltrepassano le mille acquisizioni e nel 2014 si arriva a quasi 2mila, fino a raggiungere nel 2016 il picco di oltre 2.400 (più di 40 acquisizioni per 1.000 residenti stranieri); come già evidenziato, segue una contrazione nel 2017 (2.105 acquisizioni) e una ancora più marcata nel 2018 (1.279) e nel 2019 (936), facendo con ciò registrare il dato più basso dal 2012 in avanti.”

La lettura degli effetti delle ondate pandemiche sui movimenti migratori evidenzia come gli effetti depressivi sui trasferimenti di residenza, in entrata e in uscita, siano stati particolarmente evidenti nei periodi più intensi dell’epidemia mostrando anche una differenza territoriale tra la prima ondata epidemica primaverile e la seconda ondata autunnale.

Analizzando la composizione delle nazionalità si nota una variazione rispetto agli inizi del 2000, dovuta all’ingresso nella Ue di nuovi paesi, infatti attualmente i cittadini di paesi Ue sono oltre 13.100 pari al 19,6% della popolazione straniera residente nella provincia, in gran parte rumeni. In prevalenza sono donne (58,2%). I cittadini non Ue rapportati al totale della popolazione residente, hanno un tasso di incidenza percentuale pari all’11,8% (9,7% a livello emiliano-romagnolo e 5,9% in Italia).

Sono 170 le nazionalità presenti nel territorio regionale, nel Comune di Parma le 10 nazionalità più frequenti nel 2020 sono : rumeni (4.963), moldavi (4.091), albanesi (2828), filippini (2.719), nigeriani (2.198), tunisini (1.789), marocchini (1.343), ucraini (1.309 ), ghanesi (1.290), cinesi (1.015).

Rispetto alla graduatoria rilevata per l’Emilia-Romagna, che vede al secondo posto la comunità marocchina e al terzo quella albanese, nella provincia di Parma si ravvisano delle differenze, con il secondo posto occupato dalla Moldavia e il terzo dall’Albania, attestate entrambe attorno al 10% del totale degli stranieri residenti in provincia. “Si nota, di converso, una certa sotto-rappresentazione a Parma rispetto al resto della regione per la comunità cinese e ucraina. Da notare inoltre che al 1° gennaio 2020 rispetto alla stessa data dell’anno precedente, fra i primi venti paesi più rappresentati, si osserva una contrazione del numero di stranieri residenti nella provincia di Parma soltanto per Moldova, Ecuador e Polonia.”

Densità di stranieri residenti nei quartieri del Comune di Parma
Densità di stranieri residenti nei quartieri del Comune di Parma
Stranieri % Quartieri
<12.31% Golese, Cittadella, Vigatto
>=12.31% e < 13.35% Cortile San Martino, Lubiana
>=13.35 e <15.56 Molinetto, San Lazzaro
>=15.56 e 16.68 San Pancrazio, Montanara
>=16.68 Parma Centro, Oltretorrente, Pablo, San Leonardo

Interessante esaminare l’incidenza percentuale della componente femminile sui residenti di ciascuna comunità e quella dei minori. Ciò consente di notare la differente composizione per genere, con in particolare i cittadini dell’Europa centro-orientale – per Parma in particolare, Romania (58,2%), Moldova (65,5%) e, ancor più nettamente, Ucraina (79,7%) e Polonia (70,8%), che presentano una preponderanza femminile.

Fra i paesi di cittadinanza più rappresentati a livello provinciale, mostrano una netta propensione a risiedere nel capoluogo in particolare i cittadini di Filippine (88,5% risiede nel capoluogo), Nigeria (80,4%) e poi, nettamente distaccate, Moldova (62,2%) e Ucraina (58,1%). All’opposto, tendono a mostrare una bassa presenza nel comune capoluogo i cittadini di India (20,5%), Marocco (28,6%) e Senegal (33,7%).

I dati dell’ufficio statistica del Comune di Parma mostrano come il numero degli immigrati sia in costante crescita nell’ultimo decennio dai 26.464 del 2010 pari al 14,2% ai 35.165 pari al 17,7 % del 2020. A livello italiano invece la media è molto inferiore pari all’8,4 %. Passando alla distribuzione per quartiere gli stranieri residenti, come si vede dalla mappa che segue, si concentrano nei quartieri centrali della città Oltretorrente 27,20%, Pablo 25,83%, Parma centro 24,32%, San Leonardo 25%.

Analizzando la composizione degli stranieri per età sono giovani, hanno in media una età di circa 35 anni contro i 48 anni degli italiani e il 53%, come detto, è di genere femminile.

Al 1° gennaio 2020, nella provincia di Parma, il 21,8% dei residenti della fascia d’età 0-14 anni è costituito da cittadini stranieri, non necessariamente nati all’estero. Un’incidenza elevata da parte della componente straniera della popolazione si registra anche con riferimento alle classi di età comprese fra i 15 e i 24 anni (18,0%) e, ancor di più, in quella successiva dei 25-34enni (27,2%). Nelle classi di età superiori, a partire dai 45 anni e soprattutto in quelle dei 55-64enni e della fascia più anziana, tale incidenza si riduce invece in modo considerevole. Infatti, il peso percentuale dei cittadini stranieri si contrae per tutte le fasce di età oltre i 45 anni, posizionandosi al 12,6% per i 45-54 anni (dato in aumento) e al 9,6% per i 55-64enni (12,1% se si considerano le sole donne). Infine, tra gli ultra-64enni il peso relativo dei cittadini stranieri arriva appena al 3,0% (3,7% per le sole donne), seppur in sistematico incremento nel corso degli ultimi anni.

Nei primi anni 70 l’Indice di natalità in Emilia-Romagna, faceva registrare 12,62 nati per mille abitanti, quando in Italia era pari al 16%0 (Figura 1.2). Il numero medio di figli per donna (TFT: Tasso Fecondità Totale) nei primi anni ’70 era prossimo al valore considerato ottimale per una popolazione, ovvero il livello di sostituzione

Una parte di questi minori è costituita da bambini stranieri nati in Italia. Nel 2018 sono nati in provincia di Parma 953 bambini stranieri, di cui poco meno della metà – 460 – nel comune capoluogo. Si tratta del 27,9% del totale dei nati nella provincia, ben più di uno su quattro. Il dato del comune di Parma risulta pari al 29,6%.

La tendenza descritta si vede molto efficacemente dal grafico del confronto per classi d’età elaborato dal Comune di Parma.

Percentuale di residenti con più di 64 anni di età nei quartieri del Comune di Parma, anno 2020
Percentuale di residenti con più di 64 anni di età nei quartieri del Comune di Parma, anno 2020
Over 64 anni (%) Quartieri
<19.43

Il contributo dei migranti che hanno fasce di età più giovani compensa parzialmente il continuo invecchiare della popolazione e l’assenza di nuovi nati. Gli indici di vecchiaia, numero di persone oltre i 65 anni, è previsto in aumento anche per i prossimi anni, con l’invecchiare della fascia più numerosa dei baby boomers, queste dinamiche necessitano di una revisione del welfare, dei servizi offerti e delle aspettative.

Piramide demografica del comune di Parma nel 2020, a sinistra il grafico riferito alla popolazione totale, a sinistra quello dei soli residenti stranieri. Si evidenzia che nella popolazione totale, sia per maschi che per femmine, la fascia di popolazione più numerosa va dai 45 ai 54. Tra gli stranieri vi è invece un picco tra i 30 e i 39 anni, con una forte prevalenza femminile nelle età più avanzate.
Le piramidi per età: i residenti nel Comune di Parma - anno 2020

Molto interessante vedere la trasformazione della piramide d’età dal 1961, periodo del baby boom, al 2016. Nella particolarità dell’anno 2020 è lecito chiedersi se l’eccesso di mortalità, rispetto al valore mediamente atteso, abbia potuto influenzare il livello di invecchiamento in virtù del decesso prematuro di un elevato numero di anziani. Globalmente a livello regionale questo effetto non è così visibile; la popolazione di 65 anni e oltre continua ad aumentare grazie soprattutto all’entrata di contingenti di anno in anno più numerosi e nati nel periodo del baby boom. L’impatto dell’eccesso di mortalità sull’invecchiamento può emergere in realtà locali dove l’effetto della pandemia è stato maggiore.

La piramide della popolazione dell'Emilia-Romagna nel 1961
La piramide della popolazione dell'Emilia-Romagna nel 1961
La piramide della popolazione dell'Emilia-Romagna nel 2019. In evidenza la numerosità dei baby boomers e la progressiva diminuzione nelle coorti successive.
La piramide della popolazione dell'Emilia-Romagna nel 2019

Analizzando il dato dell’età per quartiere notiamo in particolare l’elevata percentuale di “anziani” (over 64) nei quartieri Montanara, Molinetto e Cittadella. A conferma di ciò, nei medesimi quartieri si registrano i valori più alti dell’età media.

Gli scenari al 2035

Con il passaggio da un modello demografico ad alta natalità ed alta mortalità ad uno a bassa natalità e bassa mortalità, si è avviata una transizione demografica che sta producendo profonde trasformazioni nella struttura demografica. Il progressivo invecchiamento del folto contingente dei nati negli anni ’60 e la sostituzione con le esigue generazioni successive, sta producendo un netto sbilanciamento della struttura demografica verso le classi di età avanzata. Questa trasformazione strutturale, tendente a creare un vuoto nelle classi di età più giovani, si combina con un’altra dinamica che ha caratterizzato gli ultimi decenni, il forte incremento dei flussi migratori esteri, in gran parte costituiti da giovani in età da lavoro, che vanno quindi a compensare, anche se solo in parte, i vuoti generazionali prodotti dal processo di transizione demografica. Nelle realtà economicamente più dinamiche ed attrattive del Paese, ai flussi migratori internazionali si sono aggiunti i flussi migratori interni, in prevalenza costituiti da giovani italiani in uscita dalle aree in crisi alla ricerca di opportunità di inserimento occupazionale.

La Regione Emilia Romagna ha elaborato una proiezione della popolazione al 2035, con quattro scenari. La Provincia di Parma ha ulteriormente approfondito lo scenario di riferimento, che è stato utilizzato in questo studio.La proiezione utilizzata è utile non tanto per i dati forniti, ma soprattutto per capire i fenomeni che stanno dietro agli andamenti della popolazione esposti fin d’ora.

In sintesi “dopo un periodo di quasi 15 anni in cui la popolazione della provincia di Parma è passata dai 397.000 abitanti dell’anno 2000 agli oltre 447.000 del 2013, con un aumento complessivo di 50.000 residenti, siamo entrati dal 2014 in una fase di crescita molto modesta, che ha portato la popolazione al 1° gennaio 2018 a circa 450.000 persone e al 2020 a 454.396 abitanti, con un calo rispetto al 2019 di 872 abitanti ( - 0,19%). La popolazione non diminuiva da 25 anni.La modesta crescita prevista della popolazione complessiva sarà Generale21sostenuta in gran parte dall’aumento degli immigrati (sia italiani che stranieri) che compenseranno la perdita di popolazione dovuta al saldo naturale (differenza tra nascite e decessi in un determinato anno) fortemente negativo.”

La Regione Emilia-Romagna ha realizzato una prima simulazione azzerando per tutto il periodo considerato i flussi migratori in ingresso, sia provenienti dall’Italia, sia provenienti da stati esteri. Il declino della popolazione per la provincia di Parma si attesterebbe attorno al 20%, circa 90.000 residenti in meno nel 2035 rispetto al 2018.Il contributo delle nascite, che è cresciuto a partire dalla seconda metà degli anni novanta fino a raggiungere il massimo nel 2010 con quasi 4.200 nati, è previsto in diminuzione fino al 2026 (circa 3.300 nascite) per poi invertire la tendenza e tornare a salire leggermente, ma comunque sempre con un numero inferiore ai 3.500 nati.Tra le cause di questo declino pesa la prevista drastica diminuzione delle donne in età feconda: al 2035 avremo circa 3.400 “potenziali madri” in meno rispetto al 2018. E d’altronde gli attuali 50-60enni appartengono a generazioni di oltre 5mila nati, mentre gli attuali 30enni a generazioni di appena 2,5mila nati.Anche ipotizzando un lieve aumento del numero medio di figli per donna, si tornerà a valori delle nascite che si registravano negli anni precedenti al 2004, prima che la presenza degli stranieri, che hanno dato un notevole contributo alla natalità, assumesse un peso rilevante.E’ evidente che questo avrà delle conseguenze abbastanza imminenti sul numero di bambini e ragazzi che frequenteranno gli asili nido, le scuole materne e le scuole elementari, con possibili ricadute sulle persone che vi lavorano.Il calo delle nascite sulle scuole medie e superiori avrà effetto molto più lontano nel tempo, fra circa 10 anni.

Piramide delle età nel 2035 nello scenario di riferimento
Piramide delle età: scenario di riferimento al 2035
Fonte: Regione Emilia-Romagna

Questo il prossimo futuro, a meno di notevolissime (e improbabili) crescite dei fenomeni migratori: basti pensare che per tornare al picco di nascite del 2010 senza variazioni di fecondità individuale bisognerebbe raddoppiare i flussi migratori del periodo 2010-2015.” (Provincia di Parma)

Estremamente interessante l’analisi sugli scenari predisposti dalla Regione che si riferiscono alla struttura per età, dato molto importante in particolare, per l’impatto diretto che ha sulla programmazione dell’offerta Romagnadei servizi alla cittadinanza, dai nidi per l’infanzia alle scuole, dal sistema di protezione sociale agli interventi assistenziali per gli anziani.

La popolazione nella classe di età 15-39 anni è costantemente diminuita nell’ultimo decennio, ed è attesa ancora in calo nei prossimi anni. Solo nel 2027 tornerà a superare le 120.000 persone.Sulla consistenza numerica di questa fascia di popolazione pesa la denatalità che ha caratterizzato il nostro paese negli anni ottanta. Con il naturale scorrere della popolazione sulla scala delle età, le generazioni poco numerose dei 15-19enni andranno a sostituire gli attuali 40-64enni, generazioni molto più consistenti e finora costantemente in aumento, determinandone una diminuzione, attesa a partire all’incirca dal 2025.

Piramide delle età: scenario alta sopravvivenza al 2035
Fonte: Regione Emilia-Romagna
Piramide delle età: scenario alta fecondità al 2035
Fonte: Regione Emilia-Romagna

Il 2023 sarà l'anno critico per il rapporto tra le generaizoni giovani e adulte delle età produttive; in quell'anno avremo la punta massima nell’invecchiamento della popolazione nelle età lavorative, con gravi conseguenze sulla capacità di rispondere alle esigenze di innovazione del sistema produttivo. “Lo scenario di riferimento delle proiezioni di base mostra che la popolazione residente in Emilia-Romagna potrebbe subire solo lievi variazioni numeriche tra 2015 e 2035 a fronte di cambiamenti consistenti nel rapporto tra le generazioni. La sostanziale stabilità potrebbe verificarsi per una compensazione tra aumento della popolazione anziana e diminuzione della popolazione giovane. A parità di scelte abitative l’aumento della popolazione anziana potrebbe riflettersi in un aumento del numero di famiglie di piccole dimensioni cioè quelle dove, ci dicono i dati attuali, si collocano maggiormente gli anziani, portando ad una tendenziale diminuzione della dimensione media familiare. Nella stessa direzione della diminuzione del numero di componenti medio delle famiglie va anche il calo prospettato del numero di nati che sso di mortalità per tumore standardizzato con la popolazione europea al 2013 all’interno della classe di età 20-64 anni, per 10.000 residenti. 6 – Tasso standardizzato di mortalità per demenza e correlate (65 anni e +): tasso di mortalità per demenza e correlate standardizzato con la popolazione europea al 2013 all’interno della fascia di eta 65 anni e più, per 10.000 residenti. Parma/Italia Emilia-Romagna/Italia porta ad una diminuzione delle famiglie composte da una coppia con uno o più figli (famiglie di 3 o più componenti): tipologia per la quale si è già registrato un calo del 5% tra le ultime due tornate censuarie. La proiezione di una diminuzione della popolazione in età giovane-adulta potrebbe pesare in generale sul numero di coppie e, a lungo andare, interrompere il trend di aumento che si osserva per le coppie senza figli (+8% tra i censimenti 2001 e 2011).

Indicatori per tema e livello territoriale - Anni: 2018 (indicatori 1-3); 2017 (indicatore 4); 2016 (indicatori 5 e 6); Fonte ISTAT.
Tema Indicatore Misura Parma Emilia-Romagna Italia
Aspettativa di vita 1🟧🟩 Speranza di vita alla nascita - Totale anni 83.7 83.5 83.0
2 🟧 Speranza di vita alla nascita - Maschi anni 81.4 81.5 80.9
3 🟧 Speranza di vita alla nascita - Femmine anni 86.1 85.6 85.2
Mortalità 4🟧 Tasso di mortalità per incidenti di trasporto (15-34 anni) per 10000 abitanti 0.7 0.8 0.7
5 🟧🟩 Tasso standardizzato di mortalità per tumore (20-64 anni) per 10000 abitanti 8.4 8.4 8.7
6 🟧 Tasso standardizzato di mortalità per demenza e correlate (65 anni e +) per 10000 abitanti 27.8 32.7 31.2

A parità di instabilità coniugale nel tempo, le famiglie formate da un solo genitore – che in oltre l’80% di casi è la madre – potrebbero risentire sia della diminuzione dei nati sia di quella della popolazione giovane e adulta e restare abbastanza stabili nel tempo.” Da un punto di vista prospettico e dopo aver visto l’andamento e la composizione della popolazione di questi ultimi anni possiamo integrare la nostra fotografia della popolazione prendendo in considerazione l’importante lavoro svolto dall’Ufficio Statistico della Provincia di Parma sugli indicatori BES. In questo contesto è utile analizzare il tema della Salute e della speranza di vita. Gli indicatori di salute mostrano che la speranza di vita alla nascita totale e delle femmine è per la provincia di Parma migliore della media regionale. Per quel che riguarda la speranza di vita alla nascita dei maschi la provincia di Parma si colloca praticamente allo stesso livello della Regione, rispettivamente 81,4 anni e 81,5. Rispetto ai dati nazionali la speranza di vita alla nascita nella provincia di Parma mostra un vantaggio in tutte e tre le sue declinazioni. Il Tasso di mortalità per incidenti di trasporto (15-34 anni) è completamente in linea nel nostro territorio rispetto al Paese (0,7 morti per 10mila abitanti) e favorevole rispetto alla regione, che presenta un tasso dello 0,8.

Mappa della speranza alla vita in Italia nel 2018, per provincia.
Speranza di vita alla nascita, numero medio di anni, dati 2018; Fonte: Comune di Parma

In dettaglio:
1, 2 e 3 - Speranza di vita alla nascita: esprime il numero medio di anni che un bambino/a che nasce in un certo anno di calendario può aspettarsi di vivere.

4 - Tasso di mortalità per incidenti di trasporto (15-34 anni): tasso di mortalità per incidenti di trasporto standardizzato con la popolazione europea al 2013 all’interno della classe di età 15- 34 anni, per 10.000 residenti.

5 - Tasso standardizzato di mortalità per tumore (20-64 anni): tasso di mortalità per tumore standardizzato con la popolazione europea al 2013 all’interno della classe di età 20-64 anni, per 10.000 residenti.

6 - Tasso standardizzato di mortalità per demenza e correlate (65 anni e +): tasso di mortalità per demenza e correlate standardizzato con la popolazione europea al 2013 all’interno della fascia di eta 65 anni e più, per 10.000 residenti.

L'offerta e la domanda d'istruzione

Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, negli ultimi anni crescono soltanto le fasce di età di riferimento delle scuole medie e delle superiori, tutte le altre diminuiscono in seguito al continuo calo delle nascite, particolarmente nelle fasce di età relative all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia.

Gli asili nido e la scuola dell'Infanzia

andamento delle classi di età scolare
Classi di età scolare, serie storica e variazioni base 2010
Anno 0-2 3-5 6-10 11-13 14-18
2011 12.534 12.157 18.677 10.835 17.436
2012 12.465 12.375 19.065 11.066 17.749
2013 12.155 12.728 19.444 11.317 18.001
2014 11.744 12.681 19.805 11.265 18.326
2015 11.594 12.56 20.293 11.243 18.617
2016 11.453 12.253 20.851 11.438 19.007
2017 11.296 11.918 21.055 11.794 19.022
2018 11.039 11.81 21.166 12.107 19.359
2019 10.739 11.709 20.965 12.474 19.54
2020 10.595 11.656 20.832 12.643 19.87
2021 10.331 11.391 20.521 12.93 20.135

La percentuale di Bambini 0-2 anni che usufruiscono di servizi per l’infanzia è molto alta rispetto alla media nazionale (+88,9%), ma lo stesso indicatore è inferiore del -4,5% rispetto al dato regionale. Interessante esaminare lo studio dell’Emilia-Romagna sul Rapporto informativo sull’offerta educativa 0 – 6 in Emilia-Romagna. Dalla tabella allegata si nota come nell’ultimo decennio ci sia stata una continua decrescita del numero di bambini nella fascia 0 – 6 con una diminuzione di 404 bambini.

Anni 2010-2019. Nati e popolazione residente 0-6 anni in Emilia Romagna per provincia (valori assoluti)
Province Anni
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
Nati
Piacenza 2.463 2.389 2.37 2.367 2.315 2.262 2.176 2.052 2.142 2.059
Parma 4.241 3.982 3.882 3.847 3.782 3.741 3.697 3.512 3.434 3.417
Reggio Emilia 5.842 5.546 5.347 5.112 4.791 4.783 4.503 4.266 3.943 3.937
Modena 7.116 6.949 6.703 6.311 6.04 5.937 5.862 5.57 5.497 5.085
Bologna 8.739 8.711 8.464 8.472 8.267 8.081 7.83 7.506 7.556 7.144
Ferrara 2.826 2.702 2.632 2.414 2.307 2.16 2.077 2.034 1.988 1.959
Ravenna 3.527 3.442 3.345 3.148 3.072 2.936 2.817 2.725 2.67 2.503
Forlì-Cesena 3.768 3.703 3.572 3.457 3.273 3.144 3.051 2.873 2.829 2.593
Rimini 3.295 3.024 3.022 2.929 2.821 2.769 2.565 2.473 2.341 2.229
Emilia-Romagna 41.817 40.448 39.337 38.057 36.668 35.813 34.578 33.011 32.4 30.926
Popolazione 0-6 anni residente
Piacenza 15.105 15.106 14.995 14.882 14.711 14.326 14.083 13.824 13.667 13.404
Parma 24.691 24.84 24.883 24.425 24.154 23.706 23.214 22.849 22.448 22.251
Reggio Emilia 34.413 34.443 34.117 33.252 32.108 31.115 29.884 28.803 27.568 26.499
Modena 42.243 42.524 42.292 41.361 40.259 39.068 37.971 36.653 35.758 34.416
Bologna 53.627 53.98 53.761 53.14 52.634 51.556 50.739 49.71 48.843 47.545
Ferrara 16.652 16.683 16.483 16.005 15.602 14.902 14.196 13.649 13.178 12.865
Ravenna 21.51 21.644 21.353 20.797 20.191 19.408 18.712 18.146 17.803 17.293
Forlì-Cesena 22.342 22.58 22.364 21.908 21.38 20.783 20.078 19.426 18.631 17.848
Rimini 19.166 19.165 19.182 18.757 18.292 17.864 17.235 16.669 16.175 15.457
Emilia-Romagna 249.749 250.965 249.43 244.527 239.331 232.728 226.112 219.729 214.071 207.578

Le diminuzioni sono consistenti un po’ dappertutto ma, in valore assoluto, Modena e Reggio Emilia sono le province con la diminuzione di nati e bambini più alta: Modena -2.031 nati e –7.827 bambini e Reggio Emilia –1.905 nati e -7.914 bambini, Parma ha valori inferiori con – 824 nati e - 2440 bambini. In termini percentuali le province che hanno avuto le riduzioni minori, sia in termini di nati che di popolazione 0-6, sono Piacenza (-16,4% nati e -11,3% bambini), Parma (-19,4% e -9,9%) e Bologna (-18,4% e -11,3%). Sempre negli stessi dieci anni, la popolazione 0-6 italiana è diminuita in tutte le province, ma ancora in 3 province su 9 è aumentata quella straniera, seppure di poco (Bologna più 696 unità, più 7,2%), Parma (più 509, più 9,5%) e Ferrara (più 75, più 2,7%). Nel decennio in considerazione la popolazione residente a Parma nella classe 0 -6 passa da 24.691 a 22.251 e quella con cittadinanza non italiana da 5.375 a 5.884 bambini. La distribuzione nei territori dei servizi è piuttosto diversificata con una dispersione tra i dati maggiore nei servizi rispetto alle scuole. Infatti, per quanto riguarda i servizi educativi per l’infanzia si varia dal minimo di Piacenza, pari a 23,5% al massimo del 40,7% di Bologna, mentre nelle scuole dell’infanzia si varia dall’87,2% di Parma al 96,5% di Forlì-Cesena. Molto chiari i dati delle tabelle seguenti.